A settembre del 2007 la ricchissima Veronica mi invita ad andare a Peyriac (paesino del sud della Francia) vicino a Carcassonne al “Encontre de Fanfare”. Una manifestazione musicale in cui sette bande s’incontrano per tre giorni travolgendo il silenzio del quiete paesino. Siamo andati assieme alla banda fiorentina dei Fiati Sprecati cui Veronica apparteneva fino a qualche anno prima. Tre giorni in cui una matassa di sana felicità si srotola davanti ai miei sensi. Stupendo, la musica era vissuta con un’umanità molto vera giacchè piena di accoglienza. In quel periodo, anzi, “a quel tempo” per riesumare un inizio cattolico a me istallato, suonavo la fisarmonica e il livello era davvero basso.
Il mio intendo.
Eppure lì, alla “sbandata” francese, ho suonato assieme a tutti. Assieme ad ognuno di quei bravissimi musicisti che avevano più orecchie per il tutto che per l’uno. Viceversa non avrebbero accolto me e nessun altro “scarsone” imbucato in quel delirio. Ognuno fa la sua parte, senza andare oltre, rispettando i sani ruoli e la diversità “genoevolutiva”. Il paese era troppo felice ed io in groppa ad esso. A tutto, alla felicità e alla magia di vivere la musica come dialogo e non come monologo. Creando un flusso che gira e prende tutto e tutti. Non è impoverito da nessuna direzione tristemente unilaterale.
Tornato in Italia, ho continuato a sognare Peyriac e quel parto plurigemellare di umanità saltellante. Il bambino assiste ad un piacere e che dice? “io pure”.
Ecco, pressappoco è quello che dissi tornato in Italia.
Prima di avere terminato racconto e proposito, con mio fratello di cuore Giuseppe D. eravamo connessi su “Ebay” per comprare degli ottoni. Dopo dieci giorni un pacco proveniente dalla bioCina era il preludio di questo racconto.
Con Giuseppe ci siamo iscritti al corso di musica organizzato dalla Chiesa di Bagheria delle Anime Sante e dopo un mese, assieme a Veronica abbiamo cucinato il primo pezzo.
La Tromba degli Zingari.
Il nome del trio? Coppetta a fragola e cioccolato. A febbraio Daniele T., Tommy Q., Roberta M. e Giacomo legati da un’affettuosa stima umana hanno deciso di giocare con noi e Orazio C., avendo quella sera una spiccata connessione con il cosmo tutto, propose il nome: Banda alle Ciance.
Orazio è il quindi il padrino spirituale della Banda. Il ruolo non si è mai esplicato in nessuna azione ma noi curiamo anche la parte immateriale della vita e dare ad Orazio quel che è di Orazio mi pare una cosa buona e giusta.
Tommy, Giacomo, Roberta e Daniele capirono in fretta che il nostro rapporto amicale era da preservare da evidenti differenze nelle capacità musicali e pensarono bene di non frequentarci più. Almeno in banda per fortuna.
Un giorno l’amico Pietro F. comunicò di aver chiesto una tromba in prestito e l’amicizia prese anche l’esperienza musicale. Il 21 marzo del 2010 alla festa di compleanno di Dario M., Alessandro Dottore M., sfoggiò la sua tromba e Ciancio anch’esso fu. Un giorno di quei giorni andai alla mia prima lezione di “musica d’insieme” alla scuola palermitana di Jazz del Brass Group. Lì incontrai Dario B. che, nonostante quel giorno non suonassi per avere dimenticato la coulisse a casa, accettò l’invito di suonare con la Nostra amata banda. Se la mia “Giufanata” di dimenticare mezzo strumento non l’avevo distolto evidentemente era segno del buon Fato.
Credo che in quel periodo Dario M., Chiara M. e Marina B. si aggregarono perchè imposto dagli Angeli. Abbiamo da sempre condiviso un certo attento distacco per l’ordine mentale e i nostri incontri-studio, alias prove, sono sempre state colorate di grandi risate, cene, scazzi ormonali e idiozie rigorosamente infantili. Stupendo. L’anno scorso, per espiare una colpa inflitta dal diavoletto che porta a “male strade” Emanuele G. detto Mimmo Maimmo 550L comprò una tromba e da subito le lezioni di Piero mostrarono il suo grado di follia. Sufficiente per l’ammissione in Banda. Più volte puoi cucinare lo stesso piatto e il risultato ti soddisfa compensando la mancata novità con il crescente affetto eppure, nonostante l’equilibrio scorra sulle lancette roteanti, il tempo regala dei nuovi ingredienti e magari ne toglie altri, fuori stagione forse, e la pietanza da gustare cambia. Forse cresce, forse fa avere nostalgia di una combinazione passata. Dopo pochi mesi, tre “moschettieri” Flavesi, Tommaso A., Maria A. e Vincenzo A. iniziano a brandire i loro strumenti ed a produrre anch’essi dei suoni nel nostro dialogare.
La Banda alle Ciance è una formazione in divenire. Scrivere della Banda è un bel suggerimento per esplicitare alcuni ingredienti che la caratterizzano. È bello scrivere visto che la loro presenza è stata decisa con tacito accordo;in modo sano e naturale, senza dirselo. Che divertirsi è fondamentale e troppa serietà appesantisce il metabolismo. Che ci piace guardarci nei cuori e la nota stonata è un problema di secondo piano. Che se non si appagano tutti i piaceri della vita, la musica è fredda e senza sentimento come la pastina in brodo servita su un piatto di plastica usa e getta. Noi vogliamo usare i piatti in ceramica, costi quel che costi. La scommessa è quella di creare uno spettacolo musicale. Attingendo dall’immaginario delle bande musicali, dei gruppi folk, delle dixieland band, e riservando un ruolo fondamentale alla componente spettacolare e al coinvolgimento del pubblico che caratterizza il teatro di strada La varietà del repertorio (si estende da pezzi della tradizione siciliana alla musica latino americana, approdando infine alla musica “house” e rock anni settanta), la possibilità di suonare senza alcuna amplificazione e la variegata estrazione degli istrionici componenti attuali della Banda le consente di suonare in contesti svariati.
Lo spettacolo viene di volta in volta adattato in relazione alle richieste del committente ma, a grandi linee, si concretizza nell’esecuzione di un’ora e mezza di musica in cui il coinvolgimento del pubblico diventa la parte preponderante. La Banda alle Ciance suona a san Valentino a e richiesta sotto i balconi per le serenate, suona la domenica in piazza per i bambini e le famiglie e la notte quando si balla per le vie dei mercati e i bicchieri di vino.
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