Una delle più antiche testimonianze delle tradizioni popolari di Cefalù è senza dubbio ‘a Fruottula. Essa ci è stata trasmessa, attraverso il succedersi delle generazioni, mantenendo immutato il suo genuino gusto popolare.
‘A Fruottula è oggi una sorta di processione profana, nella quale non è prevista la partecipazione del Clero, costituita da una teoria di composizioni floreali precedute dagli antichi stendardi della Corporazione dei viddani (Contadini). E’ guidata dal tammurinaru (suonatore di tamburo), che con il ritmico rullio del suo grande strumento annuncia l’arrivo del corteo, costituito quasi sempre da uno stuolo di bimbi. Con un pane, cucciddatu (si chiama così ogni sorta di pane o dolciume in forma di ciambella), legato all’estremità di un bastone, essi, inneggiando al prezioso frutto della terra, precedono un fercolo riproducente un ostensorio, alcuni alberi – ai cui rami sono appesi frutti primaticci – e altre composizioni, tutte rigorosamente realizzate con piante e fiori, il cui tema è affidato agli organizzatori del momento. Le figurazioni più ricorrenti rappresentano colombe, asinelli, mietitori, la Cattedrale di Cefalù; si ricorda un’edizione, quella del 1925, nella quale fu riprodotto un aereo.
La Fruottula, che viene anche chiamata La Festa del Pane, costituisce il retaggio dell’antica festa delle Maestranze e delle Corporazioni e oggi precede di un giorno la Festa del Corpus Domini, della quale anticamente era parte integrante. In quella occasione i contadini indossavano un abito che li contraddistingueva: vestito nero, guanti e camicia bianchi, farfalla e bombetta nere. L’abito contadino da lavoro veniva indossato soltanto da uno di loro che, in edizioni del dopoguerra, con falce e spighe, apriva il corteo inneggiando al pane.